Gli autori dei libri
di Marco Paoloni
Quand’ero piccolo leggevo i libri e non mi domandavo chi li aveva scritti. Piano piano ho cominciato a chiedermi chi scriveva i libri che io leggevo e li immaginavo. Mi succede sempre quando leggo un libro che mi piace molto. Vorrei conoscere l’autore per chiedergli come fa a scrivere così bene, cosa pensa e come vive. Quando, insieme ai miei compagni, ho incontrato Angela Nanetti, una scrittrice famosa in Italia e nel mondo, ho vissuto un giorno indimendicabile. L’abbiamo ricevuta in biblioteca ed eravamo molto emozionati perchè davanti a noi avevamo una scrittrice vera e famosa. Io l’avevo immaginata alta, mora, grassottella e con lo sguardo di una che si dà le arie. Era tutto il contrario: una signora piccolina, con i riccioli biondi e due occhi azzurri e dolci. Le abbiamo fatto molte domande e lei ci ha parlato della morte, della natura e della vita. Ci ha incantato con le sue parole e con il suo modo di parlare. Leggete questa intervista e conoscerete una scrittrice fantastica.
Intervista ad Angela Nanetti
Da piccola le piaceva leggere?
Sì, da piccola e da grande, sempre.D’altra parte, se io nonn avessi letto, probabilmente non avrei imparato nemmeno a scrivere. Ancora oggi, se non leggessi molto, non potrei scrivere, forse.
Come le è venuta la voglia di scrivere dei libri?
Mi è venuta scrivendo, più scrivo più mi piace scrivere. Scrivere è come fare dei viaggi con la fantasia. E’ come fare grandi viaggi in compagnia di tante poersone diverse, seguire dei percorsi, vivere vite diverse, entrare in tanti personaggi.
Quando ha cominciato a scrivere?
Io non ho pensato di diventare scrittrice. E’ venuta un pò casualmente questa cosa. Tanti anni fa ho scritto “Le memorie di Adalberto”, mi è venuta voglia di scrivere questa storia e scrivendo ho capito che mi piaceva scrivere, così ho continuato…
Quanti libri ha scritto e qual è il più famoso?
Ho scritto diciotto, tutti pubblicati. Il più famoso è “Mio nonno era un ciliegio”.
Ha mai scritto cose sulla sua vita?
Fino ad adesso, no. Non scriverei mai qualcosa sulla mia vita perchè non credo che sia così interessante. Ho scritto invece “Cristina Belgioioso, una principessa italiana”, una biografia romanzata. E’ la storia vera di Tribulzio, una nobildonna vissuta nell’800 che ha avuto una vita così eccezionale e particolare che meritava di essere raccontata e conosciuta.
Lei è una scrittrice famosa, come è arrivata al successo?
Mah, famosa…sono i miei libri, che un pò alla volta si sono diffusi. Io ho cominciato con “Le memorie di Adalberto”, pubblicato nel 1984. Ebbe successo e fu pubblicato in quattro, cinque lingue straniere. Lentamente i miei libri hanno incontrato sempre più lettori, non solo in Italia, ma anche all’estero. Come si fa a diventare famosi io non lo so, io scrivo e basta, a tutto il resto pensa l’editore. L’editore è quello che realizza i libri materialmente e si occupa della loro distribuzione. Certo, per vendere i libri bisogna scrivere libri che piacciono ai lettori, alla fine sono loro che decidono il successo del libro, non della persona.
Perchè ha dedicato il libro “Mio nonno era un ciliegio” ai suoi nonni adottivi?
Questi nonni, che io ho chiamato adottivi, non erano i miei nonni. Li ho chiamati così perchè sono state due persone anziane che, da bambina, ho amato moltissimo e che continuo ad amare molto, anche se sono morti. Non si dimenticano le persone quando si sono amate molto. Quando io ho inventato questa storia mi sono accorta che nei nonni di campagna, in qualche modo, c’erano loro. Mi ha molto emozionato questa storia perchè era come se io li facessi rivivere. I miei nonni di campagna sono tornati a vivere e il libro l’ho dedicato a loro. E’ un libro che mi ha dato molte emozioni e che ancora oggi mi emoziona. E’ stato tradotto all’estero in dieci lingue e mi molto piacere che i miei nonni adottivi dicano qualcosa anche ai bambini lontani.
Perchè questo titolo, “Mio nonno era un ciliegio”?
La spiegazione è un pò difficile. Questo è un libro semplice e complesso e la spiegazione non è del tutto facile. Perchè il nonno era un ciliegio? Perchè io penso che quando noi perdiamo delle persone care noi ci poniamo il problema della morte e ci facciamo tante domande perchè è difficile accettare di perdere una persona cara. Io ho qualche esperienza di queste cose e credo che una persona, o anche un animale, gli esseri che ci sono molto cari, non li perdiamo mai del tutto se li ricordiamo. Io credo che le persone care sono un pò anche nelle cose che loro hanno amato. Noi non solo non dovremmo perdere il ricordo delle persone, ma nemmeno delle cose che loro hanno amato. Io ho voluto immaginare che questi nonni straordinari amassero molto la natura come io l’amo, al punto di piantare, quando la figlia nasce, questo ciliegio. Questo ciliegio non è un ciliegio, è una creatura vivente; gli alberi sono questo. Io ho voluto raccontare di un albero non così come normalmente si vede. Noi consideriamo gli alberi come esseri inanimati, io credo invece che sono esseri viventi e come tali abbiano una loro profonda sensibilità. Io ho immaginato che il nonno pianti il ciliegio e che questo diventi parte della famiglia. E’ un essere, una creatura viva come le altre che vivono insieme a loro. Il bambino si abitua a vedere questo rapporto del nonno con il ciliegio, quello che noi dovremmo avere sempre con la natura. Quando il nonno muore lui sente che il nonno non è morto del tutto perchè è rimasto il ciliegio, l’albero che lui tanto amava. In qualche modo il nonno è nel ciliegio e lui non lo ha perso del tutto. Il traduttore giapponese mi ha chiesto come ho fatto, essendo occidentale, a scrivere una storia dove l’albero è considerato un essere vivente. Io credo che le piante mangiano, crescono, respirano, invecchiano come noi. Vi inviterei a piantare un albero in giardino e vedrete che gli alberi, come noi hanno un’infanzia, sono bambini, diventano adulti, invecchiano. Se noi cominciassimo a guardare così gli alberi, forse rispetteremmo di più la natura.
Mi è piaciuto di più il personaggio della nonna. Perchè l’ha fatta morire così presto?
Perchè ho voluto raccontare una storia possibile; nella vita si nasce, si invecchia e si muore. Non muoiono solo i cattivi o le persone di cui non ci importa, ma anche quelle che noi amiamo. Lì viene il dolore. La nonna Teodolinda muore perchè si ammala. Raccontando della morte della nonna, ho voluto raccontare che nella vita anche nei bambini possono capitare queste cose. Questo libro credo che porti a riflettere su tante cose. E’ vero che fa piangere, ma penso che in alcuni punti faccia anche sorridere. Dice che la vita va avanti, anche se muoiono persone a noi care. Muore la nonna, ma resta l’oca che lei amava tanto. L’oca farà i piccoli e Tonino si occuperà di loro. Muore il nonno, ma resta il ciliegio; nasce una sorellina e la vita continua. Questa è la vita.
Il libro “Mio nonno era un ciliegio” è un libro che fa pensare; è così anche per gli altri libri che ha scritto?
Sì, penso che in genere i miei libri facciano pensare, soprattutto gli ultimi che ho scritto.
Molto bella e interessante questa intervista! Un saluto ai lettori
mtb
Caro Marco sono il tuo compagno di banco Lorenzo .
Io apprezzo molto la tua capacità di scrivere e anche la tua curiosità di sapere come vengono strutturati i libri.
Se avrai bisogno di me sarò pronto ad aiutarti.
Lorenzo Polci
Ho già stampato l’intervista per ogni alunno…arriveranno commenti al più presto.Grazie per averci fatto conoscere questa,per noi,nuova scrittrice. W la rete,W i blog, W l’apprendimento cooperativo, W a tutti quegli insegnanti e bambini che ci credono…GRAZIE M.TERESA! A prestissimo!Leila.
Me ne ero dimenticata di tutte queste domande che eravamo fatto a Angela Nanetti , ma per fortuna voi che me le avete fatte ricordare .
GRAZIE DA DEBORA
Carissimi amici, oggi,in classe, abbiamo letto l’intervista, è stato molto interessante, martedì faremo una sintesi di ciò che è emerso e ve la comunicheremo. Ciao e grazie ancora.Maestraleila.
Ciao Marco Paoloni, anch’io vorrei incontrare Angela Nanetti anch’io me la immaginavo alta,capelli lunghi e magra,ma come ai detto tu era l’incontrario,ma l’importante è averla incontrata.
Anch’io vorrei fare delle domande ad Angela Nanetti:
le vorrei chiedere quale è stato il libro più difficile da scrivere? Oppure quale è il punto più difficile del libro MIO NONNO ERA UN CIGLIGIO.
Infatti io sto scrivendo un racconto sul comportamento, descrizione fisica ecc. di ogni componente della mia famiglia.
Spero di contattarti ancora, un bacione da
Mattia G.
(alunno della maestra Leila)
Ciao Marco Paoloni,sono Giulia un’alunna
della MITICA maestra Leila.L’intervista che hai fatto alla scrittrice Angela Nanetti, mi è piaciuta molto:
Non erano domande a cui sapevi già le risposte
toccavano veramente il cuore.
Anche a me piacerebbe molto intervistare
una famosa scrittrice non per la sua popolarità ma per chiederle come fa a scrivere libri, come fa ad arrivare al cuore delle persone che leggono i suoi libri.
Infatti il mio sogno più grande sarebbe di diventare scrittrice, esprimere i sentimenti che provo, mi piacerebbe scrivere libri avventurosi alla ricerca di nuove terre. Grazie
alla tua MAGNIFICA intervista, mi è venuta una voglia pazzesca di leggere il libro “Mio nonno era un ciliegio” per cui
volevo solo dirti un gigantesco GRAZIE!!!!
Giulia
Carissimi, Giulia e Mattia, grazie, mi ha fatto molto picere il vostro commento. Oggi sono ancora più contento perchè finalmente siete arrivati sul nostro blog.
finalmente insieme!
Marco