Come ogni giorno, prima della seconda campanella, tutti i bambini erano nel corridoio e le maestre con la Preside si trovavano in riunione, nella sala insegnanti. Verso le 10:45 dall’aula della 5° si sentì un urlo. Alla maestra Teresa avevano appena rubato l’ ipad.
L’ ispettore Lucio Orbelli si recò sul luogo del furto e sulla base di alcuni indizi forniti dagli alunni, dalla maestra e dalle bidelle indagò per cercare le prove e il colpevole. Interrogò i testimoni cercando di collegare i fatti accaduti. Ascoltò sia i bambini che le bidelle, ma tutti avevano le prove in quanto al momento del furto erano in un altro luogo. Interrogò anche coloro che si trovavano nella sala insegnanti, sottoponendoli ad uno stress fortissimo. C’erano dei sospettati e tra essi ce n’era uno senza alibi. Secondo l’ipotesi investigativa dell’Ispettore Orpelli il movente del furto, probabilmente, era “l’ invidia”… e non si sbagliava, infatti giunse presto alla conclusione del caso.
L’ ipad, come al solito, era sulla cattedra della classe 5° della maestra Teresa. Alle 8:00, quando la signora Catalini si recò in riunione nella sala insegnanti, lo lasciò incustodito. Il colpevole, approfittando della sua assenza, si introdusse nell’ aula furtivamente e se lo portò via con sè.
Il reato fu smascherato, chi aveva commesso il furto era un persona insospettabile: la Preside Gentili. Il suo alibi non era credibile, lei non si trovava nella sala insegnanti alle 8:00, bensì alle 88:10 e, approfittando del bagno, si introdusse nell’ aula e rubò l’ ipad perché invidiosa del sapere tecnologico della maestra Teresa Catalini. Si impossessò di tutti i suoi files, lasciando però dietro di sè delle tracce: impronte, capelli, sbadatamente il suo foulard rosso, cadutogli sotto la cattedra.
La Preside Gentili, messa alle strette, confessò il furto e riconsegnò l’Ipad alla signora Catalini, ottenendo la sospensione della pena in cambio di una modifica della durata dell’intervallo.
Zarina Pistonesi
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